Il lusso al ristorante? Può essere un punto di forza
- Roger Sesto
- 25 mar
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 26 mar
Il lusso al ristorante: nell’hôtellerie di alto livello, come all’Abi d’Oru di Porto Rotondo, lo sfarzo è dato per scontato. Come negli annessi ristoranti. Ma nei locali svincolati da strutture alberghiere, come si declina il concetto di lusso, e come renderlo un elemento attrattivo?

L’Hotel Abi d’Oru si affaccia sul Golfo di Marinella (Porto Rotondo). La sua posizione è invidiabile: un grande spazio verde ricco di palme, un laghetto tra l’albergo e la spiaggia affacciata sullo splendido mare, alle spalle una montagna che garantisce pace e isolamento. Il caloroso benvenuto accompagna gli ospiti per tutta la durata del soggiorno; un cestino con la frutta e un vassoio con i pasticcini all’arrivo, una gentile e discreta assistenza in ogni momento della giornata. Estetica e attenzione ai dettagli sono un must. All’Abi d’Oru ci sono 140 stanze, tra camere, junior suite e suite; tutte assai confortevoli e che offrono una magnifica vista sul Golfo di Marinella.
Cenare all’Abi d’Oru? Vi è solo l’imbarazzo della scelta
Per la cena si può spaziare fra più realtà, come il Mediterraneo, il Tzia Maria, tipico sardo, dove mangiare un sontuoso porcetto della costa, e – soprattutto – il più raffinato Marinella: qui il menù è base di pesce, con qualche piccola concessione per carnivori e vegetariani. Ottimi i crudi, così come gli spaghetti tiepidi con il battuto di gamberi rossi locali; la croccante frittura mista con salsa tartara; l’aragosta, presa dall’acquario del ristorante. Ecco, parlando del Marinella si tocca un punto chiave: il lusso esiste solo nell’hôtellerie e, al limite, negli annessi ristoranti, o può diventare un’attrattiva anche per locali svincolati dal settore alberghiero?

Come creare un ristorante dal lusso attrattivo? Lo spiega Masson
Charles Masson, esperto mondiale di ristorazione di prestigio, ha idee chiare sulle strategie che un ristorante deve adottare per essere lussuoso. E pertanto attrattivo. Eccole: 1) Il cibo: ingredienti semplici e curati nella lavorazione devono dare vita a pietanze ricercate e pulite nel gusto. Una sinfonia di sapori che, pur unendosi insieme, mantengono il proprio carattere e la propria unicità. 2) L’ambiente: accoglienza e comfort devono essere le parole d’ordine. Quindi: raffinati candelabri sui tavoli; luci studiate ad hoc per avvolgere i commensali e accompagnarli nella loro esperienza; disposizione curata dei posti a sedere così da garantire comfort e serenità. 3) Il servizio: attento e raffinato, ha da tener conto del “vissuto” degli ospiti, che devono sentirsi protagonisti, coccolati, ma lasciati con discrezione alla loro esperienza culinaria. 4) Le “consistenze”: la coerenza dei piatti all’ambiente deve essere curata nel dettaglio, per garantire un continuum di emozioni e sensazioni che l’avventore gradirà, magari senza nemmeno rendersene conto. 5) Gli ospiti: a volte l’attenzione al singolo cliente può risultare frenetica e poco accogliente: ciò va evitato! Un ospite che si sente “accolto”, che riesce a toccare con mano la grande attenzione verso di lui e in generale, sarà più propenso a ritornare con piacere e gratitudine.
Le case history più interessanti? Quelle nate dal food & fashion
Alcuni esempi di locali di lusso sono nati grazie alla contaminazione tra food e fashion, un sodalizio sempre più in via di affermazione. Ovviamente non è un caso: l’alta moda sa bene cosa significhi “lusso”. Sono sempre di più i luxury brand che si avvicinano all’arte culinaria in maniera innovativa e ricercata, in linea con il proprio stile. Si tratta infatti di ristoranti gourmet, talvolta con menù e chef stellati, ma anche bar e pasticcerie esclusive. Vediamo qualche esempio di locali nati così. In primis come non citare colui che tra i primi ha trasformato il proprio lavoro in un vero e proprio lifestyle brand: Giorgio Armani. Presente in circa 20 Paesi nel mondo, a Milano l’universo Armani offre diversi concept: Armani Ristorante firmato dallo chef Francesco Mascheroni, che propone piatti italiani in chiave creativa e innovativa; Emporio Armani Caffè e Ristorante, che offre una pasticceria di produzione propria e soluzioni gourmet per una pausa pranzo; Armani Nobu, che fonde la cucina giapponese a quella italiana e peruviana.
Da Gucci a Cavalli, da Prada a Tiffany: altri esempi da seguire
Nel cuore di Firenze troviamo Gucci Osteria, by Massimo Bottura. La particolarità del ristorante è che sorge all’interno del Gucci Garden, giardino multisensoriale che, oltre all’Osteria, ospita una boutique, una galleria e una libreria, in un ambiente che rispecchia l’estetica della maison; per una cucina tutta italiana, rivisitata in chiave internazionale. Dal piglio mondano l’universo Just Cavalli, che riflette lo stile glamour dello stilista; il locale offre piatti della tradizione italiana, mentre il club diventa uno dei centri nevralgici della movida milanese; arredi, tovaglie, cuscini rispecchiano le fantasie cromatiche tipiche di Cavalli. Parlando di pasticceria si arriva a Prada, che approda nel food acquistando la storica pasticceria milanese Marchesi. Dopo il successo di tre locali a Milano, il brand si è esteso anche a Londra, con un concept tutto made in Italy. Altro caso da citare è il The Blue Box Cafè di Tiffany, sulla Fifth Avenue di New York; il locale – pareti, arredi, tovagliato - richiama il colore blu di Tiffany; vi si accede prenotando con almeno 30 giorni di anticipo.


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